LA PRIMA STAGIONE
DI BEASTARS DISPONIBILE SU NETFLIX e
“POKEMON”, IL REMAKE DEL PRIMO FILM TARGATO NETFLIX
di Valerio Brandi
Se nel febbraio 2016 con la Disney abbiamo avuto un classico film d’animazione davvero riuscito e originale come “Zootropolis”… nel settembre dello stesso anno è arrivato in Giappone “Beastars”, manga shōnen scritto e disegnato da Paru Itagaki. Una storia tanto simile nella trama, quanto diversa nei contenuti, che come tante altre della letteratura a fumetti nipponica è stata resa nota alla massa grazie ad un anime.
Uscito nel Paese del Sol Levante a Natale 2019, da noi, grazie a Netflix, è invece disponibile dallo scorso 13 marzo.
In un mondo abitato da animali antropomorfi, assoluto protagonista è l’istituto di scuola superiore Cherryton, la cui armonia è scossa da un terribile evento: un Alpaca di nome Tem viene brutalmente divorato da un carnivoro misterioso. Un fattaccio che sconvolge le vite e le sicurezze di molti erbivori presenti in quella scuola, molti di loro convinti della reale convivenza tra erbivori e carnivori, nonostante la diversa natura che li contraddistingue. Ma anche gli studenti dai denti affilati vedono venir meno le loro certezze. Come Legoshi, un grosso lupo grigio, che quando incontrerà per la prima volta la graziosa e piccola coniglietta Haru, non riesce a capire se quello che prova per lei è vero amore, o desiderio di mangiarla…
Tante, se non troppe, le similitudini con “Zootropolis” per chiedersi, dopo una prima visione, “chi ha copiato chi?” Verrebbe da dire che il “colpevole” è “Beastars”, dato che è uscito almeno sei mesi dopo il film Disney premio Oscar 2017, oltre al fatto che, al giorno d’oggi, un lungometraggio di animazione ha una durata media di produzione lunga almeno cinque anni. Ma al momento non abbiamo trovato notizie di accuse di plagio né da una parte, né dall’altra… quindi possiamo goderci entrambe le opere… soprattutto se si ha un’età superiore ai 14 anni.
In “Zootropolis” abbiamo una coniglietta protagonista, un leone sindaco della città, animali in scala in base alla loro dimensione in natura, l’eterno dubbio se un carnivoro possa prima o poi mangiare un erbivoro, nonostante la società comune stabilitasi da secoli… e in “Beastars” anche, ma naturalmente, non essendo una produzione Disney, abbiamo molto, ma molto di più: come scene violente, ed espliciti riferimenti sessuali (senza però essere classificato come un “hentai”, precisiamo).
Sesso e violenza necessari per una degna rappresentazione della storia, che però non è certo interessante grazie ad essi: ci troviamo di fronte ad un vero capolavoro narrativo, con al suo interno contenuti decisamente importanti come filosofia e psicologia, e tanti generi: come la tragedia teatrale, il noir, l’azione e appunto l’horror e l’erotismo, il tutto reso perfetto da un’animazione davvero superlativa, forse anche di più di un’altra recente produzione Netflix di cui abbiamo recentemente parlato, “Castelvania”.
Grandi temi come questi non sarebbero ben rappresentati senza dei dialoghi all’altezza, che gli sceneggiatori hanno saputo decisamente scrivere, e poi il nostro doppiaggio li ha ancor di più nobilitati.
Palma d’oro per la recitazione, senza togliere nulla agli altri che tra poco vedremo, per Flavio Aquilone.
Attore veterano, nonostante l’ancor giovane età, nel mondo del doppiaggio, in particolare nel mondo degli anime (chi non lo ricorda in “Death Note”?), in “Beastars”, nel ruolo del cervo Rouis, ci regala un’interpretazione da vero attore shakespeariano, mettendoci poi quella sua particolare potenza della voce, che ha sempre contraddistinto i suoi personaggi.
Subito dopo di lui troviamo il principale protagonista della serie, il lupo Legoshi, doppiato da un’altra giovane leggenda come Manuel Meli, anche lui ormai una certezza per quel che riguarda i prodotti Giapponesi. L’attore che in passato ha mostrato tutto il suo valore in serie come “Fairy Tail” e “Tokyo Goul” in questo nuovo personaggio riesce ad esprimere in tutto e per tutto il suo dramma interiore, passando senza problemi in pochi attimi dalle parole di un “cane bastonato” a quelle di un lupo inferocito.
La piccola e appetibile Haru è qualcuna che Manuel Meli conosce bene… Trattasi di Giulia Franceschetti, che ha doppiato insieme a lui il live-action di “Aladdin”, naturalmente nel ruolo di Jasmine.
Tra i personaggi secondari troviamo Juno, la bella lupa grigia innamorata di Legoshi, doppiata da una sempre eccezionale Sara Labidi, poi la tigre Bill, con la voce di Mirko Cannella, il pellicano Sanu (Gianluca Crisafi), il labrador Jack (Davide Capone), il panda Gouhin (Massimo Triggiani), l’aquila reale Aoba (Sacha De Toni), il pavone Dom (Stefano Sperduti), mentre il Boss dei Leoni è Stefano Alessandroni.
Una prima stagione dunque imperdibile nella nostra versione, grazie all’adattamento dialoghi di Marco Liguori, e alla direzione del doppiaggio di Daniela Inserra, che possiamo vedere e rivedere su Netflix, sperando che la seconda arrivi al più presto, visti gli avvenimenti dell’ultima puntata…
“Pokemon”, il remake del primo film targato Netflix
In un mondo come quello dell’intrattenimento, cinematografico e televisivo, sempre più segnato da remake e reboot, poteva sfuggire a tutto questo anche il primo lungometraggio d’animazione dei Pokémon, dopo che il delizioso “Pokémon: Detective Pikachu” ci ha regalato il suo miglior sequel live-action possibile?
“Pokémon il film – Mewtwo colpisce ancora”, o se preferite, “Pokémon il film – Mewtwo contro Mew”, ha fatto sognare, tra il 1998 e il 2000 (uscite al cinema diverse da paese a paese) milioni di fan in tutto il mondo, con quella sua animazione tradizionale un po’ acerba rispetto a prodotti recenti come “Castelvania” o “Beastars”, ma comunque molto poetica, e non solo per i ricordi legati all’infanzia.
E nel 2020 Netflix si adegua alle grandi produzioni… e ci regala un remake tutto in 3D: un tipo di lavoro che il sottoscritto ha sempre definito meno suggestivo rispetto ai disegni tradizionali. Quindi, flop, almeno emotivo, assicurato? Assolutamente no!
Incredibile ma vero, la CGI stavolta non snatura i personaggi in 2D di una volta (come invece è successo in “Ralph Spacca Internet” e le sue principesse Disney).
Merito forse della natura stessa dei Pokémon, nati ancor prima su un videogame rispetto al disegno animato, e quindi ideale in questa “operazione nostalgia moderna”.
Che dire del film, invece? “Pokemon – Mewtwo colpisce ancora 2020” è quasi un classico remake shot-to-shot, quasi tutte le sequenze risultano identiche all’originale del 1998, anche se alcune intelligenti modifiche ci sono.
Come la prima battaglia di Ash, in cui non c’è più Golem, che viene sconfitto dal tuono-shock di Pikachu (un errore davvero imperdonabile allora, i Pokémon roccia sono immuni all’elettricità), o il viaggio dei protagonisti verso l’isola misteriosa con il Team Rocket, non più con un drakkar vichingo, ma un pedalò moderno.
E il doppiaggio italiano, per molti, come il sottoscritto, vero valore aggiunto rispetto a quello originale? Purtroppo per i veri nostalgici è la seconda versione del mondo dei Poket Monsters, quella con Biancavilla e non Pallet Town, per intenderci. Però la cosa meravigliosa è che, nonostante siano passati 22 anni… sono ancora quasi tutti qui!
Non solo Davide Garbolino su Ash Ketchum, che un giorno ci rivelerà il suo segreto della sua eterna voce giovanile… ma anche Alessandra Karloff su Misty, Emanuela Pacotto su Jessie, Simone D’Andrea su James, Mario Zucca su Mewtwo, Elda Olivieri su Miranda, Patrizio Prata su Fergus, Paolo Sesana su Corey, Federica Valenti su Neesha, e naturalmente la voce narrante di Federico Danti.
Assenti Nicola Bartolini Carrassi su Brock, e Giuseppe Calvetti su Meowth, ma questi personaggi hanno comunque le loro seconde voci storiche, ossia Luca Bottale e Pietro Ubaldi, mentre ci chiediamo il perché dell’esclusione di Marco Balbi sul leader del Team Rocket Giovanni, e di Laura Brambilla e Marcella Silvestri sull’infermiera Joy e sull’agente Jenny, ma al tempo stesso, come quasi sempre succede in questo mondo, un doppiatore bravo viene sostituito da un altro ugualmente valido, come in questo caso da Giovanni Battezzato, Tiziana Martello e Iolanda Granato.
Se non lo avete ancora visto, andate su Netflix a vedere questo validissimo remake, così da poter piangere anche con le immagini in 3D…
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