GEORGIA VIERO: Intervista alla Modella e Conduttrice Sportiva Radio/TV, dal cuore bianco-celeste…

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Io e il mio amore calcistico per Diego Armando Maradona e Paolo Rossi…

di Michela Flammini

PH: Cesare Colognesi

Una presentatrice ed Attrice argentina, naturalizzata italiana, dalle mille risorse: non guardate solo il lato “modella” della Viero, dietro la sua elegante e disarmante bellezza, si cela un trascorso da conduttrice sportiva e ben due lauree, di cui la più recente proprio lo scorso mese, in
Scienze della Mediazione Linguistica e Culturale…

L’avete conosciuta in programmi sportivi come “Il Processo di Biscardi”, al fianco del grande Aldo Biscardi e poi ne “Il processo di 7Gold” in onda su 7Gold e condotta con Maurizio Biscardi, ammirata in cataloghi di marchi famosi, ma se siete curiosi di scoprire qualcosa di più su di lei, soprattutto sul suo grande amore per il calcio e per personaggi memorabili di questo settore, siete sull’intervista perfetta!


Quando si dice “Georgia Viero” si dice anche “gioco del calcio”… proprio in questo momento storico il calcio ha subito delle perdite enormi: per quanto riguarda l’Italia la figura di Paolo Rossi e per l’Argentina quella di Diego Armando Maradona, come hai vissuto questi momenti?

Non nego che entrambe queste perdite abbiano sconvolto il mio animo. E’ pur vero che ero molto piccola quando loro erano ancora in attività, ma li ho vissuti molto attraverso i racconti dei miei familiari…

Naturalmente Diego Armando Maradona più da vicino, perché sono cresciuta con il suo poster (accanto a quello di Brad Pitt) attaccato in camera mia, si può dire che dormivo tutte le sere con Maradona che vegliava quasi su di me, se vogliamo, perché ne conoscevo la grandezza e sapevo che era argentino, in più, crescendo, ho avuto modo di rivedere, grazie alla tecnologia, alcune sue azioni, come “la mano de Dios” o i suoi bellissimi goal… ho sempre apprezzato molto anche il suo modo di “annientare” gli avversari da solo, che era una caratteristica veramente tutta sua, come se fosse l’unica star del match… e questi fattori me lo hanno fatto sicuramente amare.

In più ho vissuto anche le sue vicende personali, che sono tuttora in evoluzione in Argentina, perché sono usciti sui giornali dei ragazzi, che, non ancora riconosciuti, dichiarano di essere figli suoi e hanno richiesto la riesumazione del corpo di Maradona, quindi una situazione molto intricata che è protagonista in questo momento dei rotocalchi argentini, ma anche italiani.

In più naturalmente, non ho potuto, occupandomi di calcio, ignorare, al di là della mia argentinità, il simbolo di tutto ciò che lui ha rappresentato per il Napoli e per Napoli…

Per quando riguarda invece Paolo Rossi, l’ho vissuto più da opinionista, vedendolo intervenire nelle trasmissioni sportive e ne ho notato veramente il garbo e la gentilezza… si vedeva che era una persona profondamente buona, sia dagli occhi, che dal modo di esprimersi.

Paolo Rossi giocatore, poi, l’ho conosciuto dai racconti del Mondiale ’82: io non ero ancora nata, quindi non ho potuto gioire con quella squadra, insieme a quella nazionale, ma chiaramente mi è stata raccontata.

Sicuramente sono due perdite molto importanti, che hanno sconvolto il mondo dello sport e degli amanti di questo bellissimo gioco chiamato “calcio” e mi fa male, perché ti fa fare i conti con il fatto che anche le leggende, purtroppo, in qualche maniera, pur essendo eterne, hanno comunque una fine terrena.



PH: Cesare Colognesi

Giorgia, tu sicuramente, da Argentina, puoi spiegarci meglio: perché la situazione dei figli illegittimi di Maradona è così intricata, che cosa sta succedendo?

Posso dirvi più nello specifico perché sono in contatto con i miei parenti in Argentina e con i media: ad oggi c’è un’indagine molto preoccupante in corso, anche dal punto di vista penale, perché si sta indagando sui medici: sulla psichiatra di Maradona e sul suo medico personale; sarebbero emerse delle chat tra di loro e degli audio dove la dottoressa asserirebbe che “vorrebbe che fosse tutto in regola” e quindi questo denota che ci fosse, al momento dell’audio, qualcosa fuori posto… In più il medico dice di aver fatto tutto quello che fosse nelle sue possibilità perché Diego era anche un amico per lui, non solo un paziente. Però, in effetti, quello che sta emergendo è che non ci sia presi cura di Diego a dovere, infatti le figlie, Dalma e Giannina, molte volte, nelle trasmissioni argentine, hanno lamentato di non riuscire a parlare con il padre… 

come se fosse tenuto nascosto alle stesse figlie, tanto è che l’unica ad avere un  po’ più di rapporto nell’ultimo periodo con Diego,era la figlia Jana, che era stata riconosciuta negli ultimi anni e lei era quella che riusciva a parlarci di più, 

ma nessuno riusciva a vederlo, neanche il piccolo Dieghito Junior e l’ex fidanzata Veronica Ojeda…

In più doveva sicuramente essere monitorato in maniera diversa, invece lo hanno lasciato vivere in un appartamento (addirittura con un bagno chimico), quindi in una situazione poco decorosa, non adatta ad una persona bisognosa di cure come Maradona.

Inoltre sono spuntati degli ipotetici “figli” cubani, che vogliono essere riconosciuti, del periodo in cui Diego è stato a Cuba per disintossicarsi e altri due ragazzi (un maschio e una femmina), che avevano già avviato le pratiche per il riconoscimento in tempi non sospetti e che vorrebbero riesumare la salma, per avere la certezza di essere suoi figli legittimi.

Altro capitolo è quello del testamento, da cui sarebbero state escluse l’ex moglie Claudia Villafane e le due figlie, riconosciutissime, Dalma e Giannina Maradona.

Tutta l’Argentina poi è molto triste e lo piange: ovunque ci sono dei segni di riconoscenza per quello che lui ha rappresentato per la nazione, in tutti i momenti bui che essa ha vissuto, lui ha sempre incarnato la speranza popolare, il divertimento, la gioia… per cui i media argentini si occupano quotidianamente di questa situazione e dell’evoluzione del caso.


PH: Cesare Colognesi

Georgia, parlando di un altro argomento, tu, di quest’anno molto particolare che ci dici? Il 2020 è un anno che ha segnato diversi settori, da quello economico a quello lavorativo…. Sappiamo che tu in maniera cautelare hai lasciato il tuo ruolo di conduttrice a Milano proprio a causa della pandemia. Ora come è la tua situazione?

Si, in effetti ho lasciato il lavoro a scopo precauzionale, quello di presentatrice a “Il Processo di 7Gold” al fianco di Maurizio Biscardi, ma quando c’è stato un aumento della pandemia ho detto alla produzione del programma, che per me è come una famiglia, che non mi sentivo più di affrontare il viaggio a Milano (con tutte le conseguenze di sorta, alberghi e quant’altro…) e preferivo rimanere a Roma perché ero molto spaventata dalla piega che stava prendendo la pandemia.

Per cui per me è stata dura rinunciare al mio lavoro in primis e poi anche ad una passione, quella che nutro per il calcio, però mi sono rimboccata le maniche e ho accelerato sugli studi durante il lock down: mi sarei dovuta laureare a marzo 2021 e invece mi sono riuscita a laureare in Scienze della Mediazione Linguistica e Culturale il mese scorso, con un bel 110 e lode (per mia grande gioia), tesi ovviamente basata anche sul calcio….

Detto questo le idee chiare per il futuro ancora non le ho… certamente il calcio rimane una grande passione, ho un progetto legato al calcio, che sto sviluppando con il comico Antonio Giuliani e con Roberta Pedrelli, un volto femminile molto noto nel mondo giallo-rosso, che riguarderà il tifo… Speriamo che a breve questo progetto riesca a vedere la luce, poiché ci sono state naturalmente problematiche legate al Covid, in ogni caso sta prendendo forma, ma non vi posso dire di più!

Per la sfera lavoro, sono anche una piccola imprenditrice: ho con il mio compagno un bed and breakfast, che attualmente è chiuso per le difficoltà legate al Covid… è sicuramente un momento molto difficile per tutti, anche calcisticamente parlando!


In che senso è un anno difficile e particolare, per te, calcisticamente parlando?

Sicuramente dico questo perché ho ancora l’amaro in bocca per la piega che ha preso l’anno scorso il campionato, perché la Lazio era una delle candidate a vincere lo scudetto e io credevo fortemente che ce l’avremmo potuta fare… Poi il campionato, per il Covid si è fermato per un bel pò e la Lazio ha cambiato completamente volto: i giocatori che avevano reso tantissimo e che avevano dato il 200% nella prima fase (fino al blocco) sono diventati, quasi tutti, l’ombra di se stessi, tanto che ci sono state delle sconfitte molto pesanti, ricordo ad esempio quella con il Napoli, anche se segnò Ciro Immobile e con quel tiro si guadagnò il pallone d’oro per i 36 goal personali…

Detto questo, comunque per il Covid, certezze non ne abbiamo neppure quest’anno: non si sa mai se si ammala qualcuno, se accade bisogna isolarlo, seguire tutte le procedure ed ecco che in match importanti può venire a mancare un top player, che mette in discussione la gara. Non dico che la squadra sia dipendente da quel top player, ma quasi o poco ci manca, e questo può condizionare il risultato.

Inoltre il Covid prova l’atleta, non è una malattia leggera: ad esempio Ibrahimovic l’ha sconfitto alla grande, però purtroppo è comprovato che la malattia a volte possa lasciare degli strascichi (di tipo neurologico, muscolare, stanchezza cronica), per cui è tutto un grande punto interrogativo e il 2020 è sicuramente un anno da dimenticare, anche dal punto di vista calcistico!



PH: Cesare Colognesi

E invece per questo nuovo campionato, per la tua Lazio?

Beh, appunto come dicevo, quest’anno la Lazio è profondamente diversa: se lo scorso anno si leggevano sui giornali titoloni sulla squadra che batteva record su record, sui giocatori che battevano i propri, che venivano annientati vecchi tabù ed invece penso a quest’anno, l’amarezza cresce sempre di più!

Il problema è che quest’anno, sicuramente, abbiamo dei problemi difensivi, che oramai sono emersi, in seguito a tre brutte sconfitte che ce lo hanno fatto notare. In più il fattore “Olimpico” non è più un fattore alleato, al contrario, cosa stranissima, perché di solito lo stadio ha sempre fatto l’occhiolino alla Lazio, o quasi sempre, invece quest’anno no.

Poi i nuovi innesti, non sono dei top player, per cui anche loro hanno i loro tempi di maturazione all’interno del clima Lazio, per cui il panorama non è dei più favorevoli. 

Ho i miei dubbi che il Presidente Lotito voglia intervenire durante la finestra di mercato invernale, per cui temo che ciò che non otterremo ciò che ci servirebbe, che sarebbero un paio di difensori, perché abbiamo veramente bisogno di essere almeno in quel ruolo coperti, 

visto che non ci sono proprio ricambi. Ma non credo che ciò accadrà, perché la Lazio non lo fa mai a gennaio e invece sarebbe ora di iniziare, specie grazie agli introiti della Champions League, che lo permetterebbero; quindi sarebbe importante intervenire con un mercato di riparazione e andare a sanare questa problematica, ormai evidente.

Sicuramente l’obiettivo di quest’anno sarà il quarto posto, non potrebbe essere più alto…

Per quanto riguarda la Champions, ovviamente sono felice che ci siamo e sono felice del percorso fatto in Europa dalla Lazio, ma se poi bisogna pagarlo in campionato, ecco che non sono più contenta: il campionato è un obiettivo da non posporre mai. ok l’Europa, ok che erano 13 anni che la Lazio non tornava in Champions, ma il campionato non si può comunque sottovalutare!

E allora, giunti alla dodicesima giornata di campionato, che bilancio fai: quale squadra credi possa vincere lo scudetto, quest’anno?

Guarda, probabilmente l’Inter, anche perché per questioni di investimenti effettuati deve rispondere ai suoi tifosi, anche del fatto di essere uscita dalla competizione europea, è chiaro che ora debba dare delle risposte in campionato e anche la stessa posizione di Conte trema un pochino da questo punto di vista, perciò tra giocatori comprati e l’allenatore, è normale che i tutti si aspettino qualcosa di più.

Da una parte però credo anche nella Juve di Pirlo, nonostante la sua gestione debba ancora essere migliorata e stabilizzata, perché è ancora in rodaggio, però secondo me Pirlo è un bell’allenatore per questa “giovane” Juve, che ha anche questa carta dalla sua parte.

Poi ti dico sicuramente il Milan di Mister Pioli, perché sono legata a lui (è stato anche il mio mister, in passato), e fece bene con la Lazio: è un “normalizzatore”, a lui piace questa definizione, la accetta bene, e in effetti è così, ma non è un “traghettatore”, infatti ha dimostrato di aver preso un Milan in crisi lo scorso anno e invece adesso di riuscire a dominare completamente la squadra e di avere una voce di tutto rispetto al Milan. Ricordo che, appena arrivato, poverino, sui social gli scrivevano già “Pioli Out”, invece lui ha tenuto testa, ha avuto sangue freddo, ed ha raggiunto una credibilità molto importante, in più sicuramente ci sta anche magari un pizzico di fortuna, e, oltre al “fattore” Ibrahimovic, hanno un difensore molto interessante come Theo Hernández, che io mi prenderei subito alla Lazio, che ha un grandissimo senso del goal, quindi un giocatore davvero pazzesco, che a me piace tantissimo!

Invece per quanto riguarda il Napoli, ovviamente sarebbe una magia, se vincesse lo scudetto, proprio a livello di “dedica morale” a Diego Armando Maradona.


Sei stata per tanti anni la spalla femminile del “Processo di Biscardi”, non possiamo non farti una domanda anche sul grande Aldo Biscardi: cosa porti con te oggi del suo insegnamento?

Devo moltissimo ad Aldo Biscardi, se mi sono appassionata al calcio è anche grazie a lui, perché io ero appassionata di Lazio, per mio papà, ma la vera voglia di guardare il calcio da un altro punto di vista, più neutro, più di stampo giornalistico, è arrivata grazie ad Aldo.

Lo dico sempre e lo dirò sempre: lui è il mio “papà televisivo”, è colui che mi ha scoperto e dato fiducia, insieme a Antonella e Maurizio, i figli, con cui ho un ottimo rapporto. Ho lavorato in un clima sereno, familiare e in cui ho potuto rubare con gli occhi e ho visto la versatilità di Aldo, che faceva anche un po’ il regista di sé stesso, perché era un maestro televisivo del talk show di cui conosceva perfettamente le dinamiche: era talmente scrupoloso e attento, che vedeva anche le inquadrature e se non gli andavano bene, non aveva mezze misure nel riprendere tranquillamente il regista, chiedendo di essere inquadrato come diceva lui, di inquadrare cosa diceva lui, e dettando lui i tempi, come se fosse appunto il regista di sé stesso, assistente in studio, uno della redazione…. faceva tutto Aldo e questa è stata una bella lezione, perché più cose sai fare, in inglese si usa “skills”, più qualità e doti hai, più cose sai fare e più sei completo, anche se vai poi a ricoprire solo il ruolo del conduttore.

Un’altra lezione importantissima che ho imparato da lui è “non fermarsi mai”, di andare avanti qualunque cosa succeda, vi racconto questo aneddoto: una volta cadde il leggio su cui c’era la scaletta di Aldo, proprio mentre eravamo inquadrati e lui andò avanti senza per tutta la puntata, a me veniva da ridere e con difficoltà mi sono riuscita a trattenere, però ho camuffato un pochino ed invece lui è rimasto impassibile… Quella è stata un’altra bellissima lezione televisiva del mio grande maestro, Aldo Biscardi!

Grazie mille Georgia di averci aperto la tua mente ma soprattutto il tuo cuore, che batte per il calcio, con questa interessante intervista!

Grazie a voi di cuore, è stato un piacere per me!


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