IN COPERTINA: “SALUTAMI TUO FRATELLO” DI MARCO LIGABUE

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Intervista a Marco Ligabue

di Michela Flammini

È uscito l’8 aprile, ma già è un grande successo, il libro autobiografico “Salutami tuo fratello – Cronache spettinate di un rocker emiliano”, di Marco Ligabue: musicista, cantante, volto della TV (tra i giudici di All Together Now) e ora anche in veste di scrittore, che ci racconta, quello che lui stesso definisce: “Uno spaccato piuttosto vivace, che spero vi faccia viaggiare con la mente: dalla mia infanzia passata al Tropical, la balera in cui siamo cresciuti, alla mia prima band musicale che rispecchiava un’epoca dove in Emilia si mangiavano capelletti in brodo al ritmo degli AC/DC. Vi presenterò la mia combricola, le fidanzate, la formidabile cuoca che è mia madre e torneremo indietro nel tempo per partecipare al primissimo concerto di Luciano, al memorabile live degli U2 a Modena ma anche per rimorchiare belle gnocche in Riviera Romagnola.”

Un libro bellissimo, da leggere tutto d’un fiato, dove l’elemento musicale è analizzato da sfaccettature differenti (Marco musicista, cantante, addetto ai lavori, ma anche fan e fratello di Luciano). Pagine tanti aneddoti di vita vissuta e raccontata in prima persona, intrise di calore e autenticità, dall’inconfondibile sapore emiliano che, Marco, con la sua grande empatia riesce a trasmettere in tutto ciò che fa, come solo un grande artista come lui, sa fare.

Non vogliamo spoilerare troppo ma avevamo una gran voglia di fargli qualche domanda per ripercorrere gli esordi:  da quando era autore e musicista nei RIO e con Little Taver & His Crazy Alligators, fino agli inizi , nel 2013, della sua carriera da solista.

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Marco, che conta oltre 61 mila followers su Instagram, è reduce da otto anni pieni di soddisfazioni: il suo album d’esordio, “Mare Dentro”, è arrivato subito al 16esimo posto in classifica FIMI a cui sono seguiti gli album “L.U.C.I. (Le Uniche Cose Importanti)”, “Il mistero del DNA” e “Tra via Emilia e blue jeans”. Non è un caso che il libro sia stato scritto durante il lockdown quando, costretto ad appoggiare la sua amatissima chitarra per un lungo periodo, ha avuto il tempo di mettere nero su bianco le sue emozioni, le situazioni quotidiane, le avventure giovanili e le imprese memorabili, e i teneri racconti di famiglia.

Abbiamo chiesto del rapporto con il fratello maggiore, della sua lunga gavetta per farsi strada, senza approfittare di un cognome così altisonante, ma anche del suo grande impegno nel sociale.

Le canzoni di Marco sono fatte da testi schietti e diretti che l’hanno portato a ritirare, a fine luglio 2015, il prestigioso premio LUNEZIA “per la sua capacità di saper cantare con un linguaggio diretto, temi importanti della vita sociale italiana” come ha dichiarato lo stesso Stefano De Martino, patron del premio.

Il dar voce a tematiche importati, come legalità e lotta contro le mafie (si pensi al successo di “Il silenzio è dolo), insieme ad una grande attitudine a coinvolgere il pubblico, lo ha portato ad essere uno dei cantautori più richiesti nelle piazze italiane, con oltre 600 concerti all’attivo.

In questo periodo così bello, nonostante la fase storica che stiamo vivendo, Marco ha condiviso con i fan una dolcissima notizia, che riguarda l’arrivo di un/una “baby rocker” che arriverà a settembre a quattordici anni di distanza dalla primogenita Viola.

Marco, abbiamo visto sul tuo profilo una bellissima notizia, auguri per il “baby rocker” in arrivo:

Grazie mille. Si, malgrado i 50 anni, avevo ancora voglia di essere padre per la seconda volta (ho una figlia di quasi 14 anni di nome Viola) e, visto che c’erano le condizioni giuste, eccoci qua e sono davvero felice. Queste sono le gioie più belle del mondo!

Un periodo bellissimo per te: è uscito il tuo libro “Salutami tuo fratello”.
Ci si aspetterebbe da parte tua un po’ di invidia nei confronti di Luciano, invece c’è molta ammirazione reciproca. Ti ha fatto i complimenti per l’uscita. Questo titolo è in realtà molto giocoso.

Magari fa strano perché la maggior parte dei fratelli o figli d’arte non vivono appieno il rapporto familiare invece, io e Luciano, abbiamo questa bellissima armonia. Lo racconto anche nel libro: da quando sono andato al suo primo concerto, qui a Correggio, l’ho sempre supportato. Prima facendo il “butta dentro” ossia portando, all’inizio, le persone ai suoi concerti, poi vendendo le magliette, fondando il fanclub e cercando di essere un collaboratore utile e fidato.

Questo è stato sempre reciproco e lui ha ricambiato, facendomi anche grandi sorprese: nel libro racconto di quando mi ha fatto salire sul palco, durante un concerto a Modena, senza programmare nulla, per darmi una scossa. È scattata una molla importante in me, dopo quella volta.

Probabilmente siamo stati bravi a essere travolti dalla passione della musica, senza farci prendere da problematiche personali, ma sono stati bravi anche i nostri genitori a trasmetterci quei giusti valori e quel giusto modo di rapportarci tra di noi.

Giusto: papà Giovanni e mamma Rina: erano appassionati di musica e avevano un locale “Il Tropical” che all’epoca era molto famoso, ci racconti?

Si, i miei genitori sono stati sempre appassionati di musica, ma non avevano avuto le possibilità economiche per seguire queste loro passioni. Avevano un locale, è vero: mi ricordo che mio padre aveva fatto dei tavolini con le sue mani; all’epoca la balera era molto in voga, mi racconta mia madre che le persone prenotavano settimane prima per essere in prima fila. Poi hanno iniziato anche con i concerti live e sono passati da quel palco nomi importanti della musica dell’epoca: Riccardo Fogli, Baglioni, i Pooh, Ivan Graziani, Guccini, addirittura Pavarotti. Sono stati tra i primi ad aprire la discoteca la domenica pomeriggio ai giovani. All’epoca era qualcosa di innovativo e mai visto.

Con un giovane DJ molto particolare, tra l’altro, in consolle.

Si, non voglio dirvi il nome, per non spoilerarvi troppo, ma diciamo che ha iniziato come dj, poi la sua carriera è decollata.

Oltre ad essere cantautore, a essere stato in tv tra i giudici di “All Together Now”, durante il lockdown ti sei cimentato nella scrittura di questo libro.

Si, in realtà l’idea è stata di un amico giornalista. Sapendo dei miei 50 anni e conoscendo la mia storia musicale, mi ha consigliato di scrivere un libro: in effetti ho vissuto la musica veramente sotto tante sfaccettature, sia come fan, che come collaboratore di Luciano, come addetto ai lavori, poi come musicista, cantautore, ma anche fratello di una rockstar. Questa cosa mi ha fatto riflettere su quanto la mia, fosse un’esperienza singolare, che valeva la pena essere raccontata.

Il lockdown è stato l’occasione “forzata” per iniziare a scrivere, perché di solito sono in giro per concerti e non mi fermo mai. Per scrivere una canzone ci vuole sintesi e bisogna mettere tutto il significato in poche frasi. Invece con la scrittura mi sono sentito libero di aprirmi di più, di approfondire la mia musica, la mia vita privata, ma anche la mia tenacia e la voglia di non mollare mai, dando spazio alle emozioni vissute in quei momenti. Ho iniziato a scrivere il primo racconto e poi, capitolo dopo capitolo, ho capito che questo mi appassionava. Il resto è venuto da sé. Infondo è un pezzo di storia, uno spaccato di quegli anni che in molti hanno vissuto: la musica dell’epoca, i primi concerti, i locali, ma anche il lato più familiare, le ragazze e la riviera romagnola.

Il titolo “Salutami tuo fratello” è ovviamente un riferimento a Luciano.

Si, penso sia la frase che mi abbiano ripetuto più volte nella mia vita. Io sono cresciuto, a Correggio, dove tutti mi ripetevano questa frase e  dopo “Balliamo sul mondo”, con il successo di Luciano, in tutta Italia hanno iniziato a ripetermi questo refrain, che in realtà è un bagaglio un po’ pesante per chi, come me, cercava intanto di farsi strada da solo nel mondo della musica.

Infatti sei sempre stato molto autonomo, forse hai aspettato anche molto tempo prima di uscire “allo scoperto” come artista, per la sua presenza?

Si, non è facile comunque intraprendere una carriera musicale simile a tuo fratello perché facciamo lo stesso genere musicale, anche se ognuno con il suo stile. Specie quando tuo fratello si chiama Luciano Ligabue ed è un artista così apprezzato, sempre sulla cresta dell’onda. Però ad un certo punto della mia vita ho pensato che potevo permettermi di iniziare quest’avventura e mi sono messo in gioco.

Ed hai fatto molto bene! Ma non avete mai fatto una canzone insieme, vero?

Si, inizialmente ho preferito affermarmi in maniera autonoma, con il mio stile, la mia musica e non per essere “raccomandato” da un fratello illustre, che avrebbe potuto facilmente lanciarmi nel mondo musicale. Inoltre ho sempre pensato che, anche le collaborazioni, non vadano fatte a tavolino. Se devono venire, vengono da sole. Adesso una canzone insieme avrebbe sicuramente un significato diverso.

Come il tuo libro, le tue canzoni sono piene di emozioni e molto impegnative, anche a livello sociale. Ad esempio nel 2015 hai vinto il premio dell’Ordine dei Giornalisti Italiani per “Il Silenzio è Dolo”.

Si, circa 6 anni fa ho conosciuto un ragazzo, Ismaele La Vardera, che oggi è un inviato delle Iene, e, dopo aver ascoltato la sua storia, ho deciso di scrivere questa canzone che si intitola “il silenzio è dolo” appunto, perché è un silenzio fatto di omertà e di paura.

Sei anche impegnato socialmente in altri ambiti: fai parte della Nazionale Cantanti e hai girato “Cuore Onesto” in Benin, dove collabori anche con l’associazione Onlus, “Buona Nascita”, hai scritto la canzone “La differenza” con il linguaggio LIS (per non udenti), etc.

Si, io penso che noi cantanti abbiamo questo grande dono, che è al contempo un’importante responsabilità, ossia di utilizzare la musica per comunicare e far conoscere problematiche fondamentali a livello sociale che esistono nel nostro Paese e nel mondo.

Durante il lockdown, oltre a questo magnifico libro, hai composto anche una canzone, “Dentro” dedicata alla tua piccola Viola.

Si, ha 13 anni, quasi 14. Ogni cantante che diventa padre, prima o poi sente il bisogno di scrivere una canzone per la propria figlia, ma è difficile farlo. C’è sempre il rischio di non esprimere appieno un rapporto invece così intenso. Il lockdown è stato per me un input per comporre questa canzone: lei vive con la mamma in Sardegna, quindi siamo stati tanto tempo separati e ho sentito molto la sua mancanza.  L’emotività di quei momenti mi ha permesso di far emergere ciò che avevo dentro e da lì è scaturito il bisogno di scrivere questa canzone: l’ho scritta, ho preparato il video ed ho fatto questo bellissimo regalo a mia figlia, che ha apprezzato molto.

Ed infatti da questa canzone traspare molto il bellissimo rapporto che hai con lei.

Cosa pensi invece del lockdown e della situazione concerti che è ancora bloccata?

Speriamo che con le recenti notizie si riesca a tornare gradualmente alla normalità, e, visto che vengono autorizzate le prime partite con gli stadi aperti, speriamo che gli stessi stadi possano rimanere aperti anche per la musica, che ci manca molto!

Grazie per la disponibilità, hai una grande grinta e positività, che traspare in tutto ciò che fai, ti auguriamo tanto altro successo, anche se già lo stai avendo e te lo meriti davvero tutto!

Grazie a voi, speriamo di vederci presto in altre situazioni, magari se riprenderanno appunto i concerti. Chissà!

Ah, dimenticavamo: ovviamente “Salutaci tuo fratello”!

Certamente! Ve lo saluto! (ahahahaha)

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IL LIBRO E’ DISPONIBILE ANCHE SU AMAZON: http://bit.ly/stf-marcoligabue

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