Uno sguardo ravvicinato all’unica basilica che ospita un giubileo annuale
di Janehati
Nell’articolo della rubrica “Travel”, dedicato per questo numero all’Abruzzo, abbiamo citato come meta da visitare la città de L’Aquila, bellissimo capoluogo di regione, provato dal terremoto del 2009, ma oggi di nuovo aperta al turismo, per via della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, che ospita le spoglie di Papa Celestino V e ogni anno accoglie i fedeli per il giubileo della Perdonanza (28 e 29 agosto). Andiamo ad approfondire adesso un po’ di più questo interessante monumento, dichiarato tra l’altro patrimonio nazionale nel 1902 e perfettamente finito di restaurare, nel 2020, a seguito dei danni provocati dal terremoto.
Le origini
La basilica che vediamo oggi sorge sul luogo di una precedente struttura, di cui sappiamo ben poco, ma di cui rimane traccia nell’antico loggione dell’attuale struttura. La leggenda vuole che l’eremita Pietro da Morrone (Sant’Angelo Limosano, 1215 – Fumone, 1296) soggiornò in viaggio proprio in questa chiesa ormai perduta e gli apparve in sogno la Madonna, cui promise la realizzazione di una struttura più grande e imponente di quella allora esistente. Nel 1287 iniziarono ufficialmente i lavori di realizzazione della nuova basilica, consacrata appena un anno dopo, quando ancora con molta probabilità non era ancora finita.
Pochi anni dopo Pietro da Morrone venne eletto Papa. Lì per lì rifiutò l’investitura, ma successivamente accettò e venne investito ufficialmente con il nome di Celestino V, proprio nella basilica da lui fortemente voluta. Correva l’Anno del Signore 1294. In quel momento la struttura era già quasi ultimata e aveva probabilmente una struttura più complessa di quella attuale, poi semplificata dopo il terremoto del 1315.
La Bolla del Perdono e la Perdonanza Celestiniana
Con la Bolla del Perdono, il nuovo Papa istituì proprio la sera della sua elezione il primo giubileo della storia. Il suo desiderio era questo: quanti dei fedeli, sinceramente pentiti e confessati, che avessero visitato la Basilica di Collemaggio dai vespri del 28 agosto ai vespri del 29, avrebbero ricevuto l’immediata remissione dei peccati e l’assoluzione dalla pena. Fu un evento di portata straordinaria, ma la rinuncia pochi mesi dopo (il famoso gran rifiuto di dantesca memoria) del papato da parte di Celestino V, mise a dura prova la sopravvivenza del giubileo aquilano. Se è giunto fino ai giorni nostri dobbiamo dire grazie esclusivamente alla lungimiranza dei cittadini de L’Aquila, i quali vollero conservare il documento negli archivi civici, invece che in quelli ecclesiastici.
Ogni anno dunque, dalla sede in cui è conservata la bolla del XIII secolo, parte un corteo che scorta il documento fino alla basilica. Alla presenza delle autorità civili e religiose, viene aperta la Porta Santa e la processione dei fedeli può iniziare. Pensate che tra le tante cerimonie annullate o modificate dal Covid, la Perdonanza Celestiniana ha resistito egregiamente ed è tra le poche che si è svolta regolarmente e in sicurezza.
La Basilica di Collemaggio oggi
Come accade in moltissimi edifici antichi, anche Collemaggio è il frutto di numerose aggiunte e rimozioni successive. La chiesa oggi, nello specifico, è il frutto di un importante restauro avvenuto negli anni ‘70 del Novecento, in cui si decise di spogliare la struttura delle importanti aggiunte architettoniche installate nei secoli XVI – XVIII. L’aspetto attuale è molto simile a come doveva essere all’epoca di Celestino V, le cui spoglie vennero traslate da Ferentino (dove morì) a Collemaggio nel 1327.
La Basilica si presenta come una lunga sala longitudinale a tre navate, terminata da un transetto e tre absidi. Nel punto di incrocio tra le due sezioni si erge un’ importante cupola. La prima grande modifica rispetto al piano originale di Celestino V sta proprio nel numero di absidi: sembra che il piano originale prevedesse la realizzazione di cinque absidi, al posto degli attuali tre. Non si sa ancora cosa abbia causato questa modifica, dobbiamo aspettare le indagini degli studiosi…
La pavimentazione, così come la facciata esterna, vennero entrambe completate entro la metà del XV secolo e proprio la facciata, in pietra locale bianca e rosa, è la vera particolarità dell’intera basilica. Se spostate la vostra attenzione all’ordine superiore, diviso a sua volta in tre sezioni, e vi concentrate su quello di sinistra, troverete che è più piccolo rispetto agli altri. Non è un errore: era l’unica maniera di mantenere la facciata simmetrica anche in lontananza!
Il vero gioiello di Collemaggio è però il grande rosone centrale, unico esempio del genere in Abruzzo:
“Il rosone si mostra come un autentico ricamo (sembra quasi richiami il tombolo abruzzese), con un doppio giro di colonnine tortili – caso unico in Abruzzo – collegate ad archetti trilobati che si articolano per un diametro complessivo di cinque metri.”
Specie se andate a visitare la Basilica al tramonto, però, possiamo spendere tutte le parole che vogliamo per descriverla, ma non saranno mai abbastanza. Si può solamente osservare in silenzio e ascoltare le storie dei monti e degli uomini, che nei secoli sono passati per la spianata, per chiedere perdono, asilo, o anche solo un fiore sulla tomba del primo Papa che ha avuto il coraggio (o la viltà?) di rinunciare al pontificato.
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