Dove storia, arte, religione e natura si fondono
di Janehati
L’articolo per la rubrica di arte di questo mese sarà un po’ diverso dagli altri, perché racconterà di un posto sospeso nel tempo e nello spazio, in cui varie forme di arte, sia umana che divina, si fondono con la storia e la religione. Siamo in Toscana, terra di Dante, Petrarca e Boccaccio, terra dei Medici e di artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Giotto. Ma la Toscana è diventata anche la terra adottiva di un frate povero, proveniente da Assisi, che proprio in Casentino, nel lontano 1224, ricevette le Stimmate, il segno dei chiodi della crocifissione di Cristo.
Ma, dato che questo è un articolo di arte e non di spiritualità o religione, lasceremo perdere questo aspetto sacro, per concentrarci sul luogo in cui il Poverello d’Assisi amava risiedere: il monte Penna, all’epoca conosciuto con il nome “La Verna”, in ricordo dell’antico culto di Laverna, dea italica dell’ombra (in parte associabile alla greca Proserpina), presso i cui luoghi sacri trovavano spesso rifugio pastori e malviventi.
Il monte Penna e San Francesco: breve storia di una casualità
Era il lontano 1213 e Francesco d’Assisi, insieme a frate Leone, stava attraversando la regione del Montefeltro. I due si imbatterono in una festa presso il castello di San Leo, in provincia di Rimini, presso cui incontrarono il conte Orlando Catalani di Chiusi, in Casentino, il quale rimase talmente affascinato dal sant’uomo da fargli una proposta eccezionale:
“Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera fare vita solitaria. S’egli ti piacesse, volentieri Io ti donerei a te e a’ tuoi compagni per salute dell’anima mia.”
Dopo aver verificato che effettivamente le parole del nobile fossero sincere, Francesco acconsentì e fece del monte Penna uno dei suoi luoghi preferiti. Non si sa quante volte vi sia effettivamente salito, ma ciò che è certo è che in questo luogo ricevette sul suo corpo i segni della Passione di Cristo.
Il monte Penna e il santuario della Verna
Che vi guidi la fede, la passione per la montagna, la curiosità, tutte e tre le cose o nessuna di queste, vale davvero la pena fare un salto nel comune di Chiusi della Verna e salire fino al santuario: vi accoglierà una natura mozzafiato, nelle vesti di una verde foresta di abeti e faggi, custodita gelosamente dalle numerose generazioni di monaci che nei secoli vi hanno soggiornato, a dimostrazione che uomo e natura possono convivere in tranquillità.
Una volta giunti al santuario, sembra di fare un salto indietro nel tempo fino al XIII – XIV secolo, periodo in cui venne fondato il primo nucleo monastico e iniziarono a sorgere le prime costruzioni (come la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, databile al periodo tra il 1216 e il 1218 ca., e voluta direttamente da San Francesco). Nei secoli l’impianto si espanse notevolmente, aggiungendo strutture religiose, come la Basilica Maggiore dedicata alla Madonna Assunta (in cui vengono conservate alcune reliquie del santo, tra cui il suo saio e un’ampolla con il suo sangue, nonché alcune interessanti opere di Andrea della Robbia e della sua bottega), il Corridoio delle Stimmate e l’omonima cappella, sorta sul luogo del miracolo, ma anche strutture laiche, come la foresteria, la farmacia e una interessante cisterna del XVI secolo, usata per ospiti e pellegrini.
L’istinto del visitatore è quello di perdersi tra gli antichi vicoli lastricati del santuario, alla ricerca delle tracce lasciate dal santo e dai suoi seguaci. Alcuni potrebbero usare il monastero come base di partenza per le escursioni in montagna, non prendendo in considerazione la memoria storica e religiosa di questo luogo. C’è un posto però che non dovrebbe essere trascurato e che mette in contatto le molteplici anime che convivono sul monte Penna: è il cosiddetto “Quadrante”, ovvero il piazzale antistante la Basilica Maggiore. A prima vista può sembrare un semplice spiazzo lastricato, con una croce lignea posta sul muretto di roccia, che delimita l’area calpestabile (oltre cui potete andare solo se dotati di ali funzionanti, visto il salto nel vuoto che farete!). Perché è così importante? Potrete godere di una vista mozzafiato sulla valle del Casentino, tale da rendere umile chiunque davanti alla perfezione della creazione (indipendentemente dal nome con cui chiamate il Principio che l’ha generata); potrete osservare la potenza dell’arte intesa come “capacità di agire e di produrre […] e quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati” (grazie per il prestito, Vocabolario Treccani!), nella forma dei luoghi del monastero; potrete camminare nella storia, visto che sono appena ottocento anni che questo posto è frequentato abitualmente dall’uomo; se credete nella storia di San Francesco, da qui potete percorrere gli stessi passi del Santo di Assisi.
Insomma, che dire di più?!?
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