L’arte di fare Presepi
di Janehati
Ormai il Natale è alle porte e tradizione vuole che gli addobbi di casa siano terminati entro la data dell’8 dicembre, ovvero il giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione. Tra alberi, luci, festoni e palle più o meno lavorate e artistiche, il presepe da solo vi avrà portato via molto tempo e impegno, allora perché non approfondire l’argomento?!?
Abbiamo visto in passato l’origine di questa tradizione e di come San Francesco d’Assisi nel lontano 1223 a Greccio, abbia voluto fortemente una rappresentazione vivente della Natività.
Da allora il presepe è entrato in tutte le case, sotto molteplici spoglie: cambiano i materiali, cambia la grandezza, cambia l’ambientazione, ma la scena rimane sempre quella. Il perno delle celebrazioni di dicembre. Dalle case di tutti, adesso ci spostiamo in un punto preciso del mondo (più precisamente in una via), che ha fatto della lavorazione dei presepi il suo fiore all’occhiello: via di San Gregorio Armeno a Napoli.
Il presepe popolare
Per circa cinque secoli la tradizione presepista fu roba da ricchi e potenti: si potevano trovare rappresentazioni della Natività nei palazzi della Chiesa o delle grandi casate nobiliari, ma era ben difficile che ci fosse un presepe nelle case semplici. A Napoli la situazione iniziò a cambiare nel Settecento, sotto il regno di Ferdinando di Borbone, il quale era molto amante di questa pratica natalizia. Per compiacerlo, tutti facevano a gara per realizzare il presepe più bello e originale, chiamando i migliori artisti a creare i vari personaggi.
Piano piano non ci fu solo la scena della Natività, ma arrivarono i Magi e i pastori con il loro gregge, le taverne e i loro avventori. Insomma, la scena della nascita di Cristo, da rappresentazione sacra fuori dal tempo, si trasformò in una scena visibile in ogni tempo e per questo forse ancora più eterna. Le statuine poi si rimpiccolirono per poter entrare anche nelle case più piccole, raggiungendo un’altezza massima di circa 70 cm.
Via di San Gregorio Armeno
Tra i nomi dei mastri presepisti più famosi, sicuramente spiccano in tutto il mondo le botteghe di via San Gregorio Armeno a Napoli, che hanno fatto della cura e dell’originalità delle loro creazioni un vanto in tutto il mondo. Ma perché proprio in quella via?
Ecco, ci fu un tempo in cui via di San Gregorio Armeno non si chiamava con quel nome, ma era nota come plaetia nostriana, in onore delle terme per poveri volute dal vescovo e poi santo Nostriano (V secolo d.C.). Ma lì vicino, in tempi ancora più antichi, doveva sorgere, con molta probabilità, un tempio dedicato alla dea Cerere, cui i postulanti consacravano proprio delle raffigurazioni in terracotta. La tradizione degli ex voto provenienti da via San Gregorio Armeno sopravvisse per tutto il Medioevo, volgendosi poi al presepe in epoca relativamente moderna.
Creare i personaggi
Vi siete mai chiesti come si creano le statuine del presepe? Ebbene, esistono due possibilità: la prima e più antica è il cosiddetto cuorpo e’ stuppa, in cui terracotta, legno e canapa lavorano insieme; la più recente e più comune ai giorni nostri, invece prevede che l’intera statuina sia realizzata in terracotta, poi dipinta e rivestita.
Partiamo però dal metodo settecentesco. Si inizia modellando solo la testa del personaggio che si intende realizzare. La si caratterizza, la si cuoce e poi la si monta su uno scheletro di fil di ferro rivestito di canapa. Ad esso poi si aggiungono le mani e i piedi in legno e l’abbigliamento con la finissima seta di San Leucio, fiore all’occhiello della produzione casertana.
Il personaggio novecentesco, invece, viene realizzato interamente in terracotta dipinta. Non è escluso però, che a seconda della lavorazione che si intende realizzare, la figura venga rivestita di veri e propri abiti in tessuto.
E voi: avete mai visitato una delle botteghe di via San Gregorio Armeno? Cosa ne pensate?
Raccontateci la vostra esperienza e Buone Feste a tutti voi!
Lascia un commento