Vantaggi e Limiti
del prof. Raffaele Landolfi
Key points
- Prevenire è meglio che curare, ma la prevenzione si fa anche curando le malattie il prima possibile
- Con gli screening raccomandati si possono riconoscere le malattie tumorali più comuni, prima che siano in fase avanzata
- A giudizio medico possono essere necessari esami più frequenti e/o accurati di quelli previsti dagli screening
Si sente spesso parlare di prevenzione e di esami di screening per malattie importanti, ma siamo certi di conoscere bene il significato di queste parole e i vantaggi e i limiti dei controlli che dobbiamo fare?
La prevenzione si fa con interventi per ridurre il rischio di avere una malattia (prevenzione primaria), ma anche con esami per identificare la malattia in fasi abbastanza precoci (prevenzione secondaria). Gli screening di popolazione sono interventi di prevenzione secondaria e vengono organizzati dalle regioni per diagnosticare le malattie più gravi e più comuni, prima che le malattie stesse arrivino a uno stadio avanzato. Possono avere quindi un impatto importante sia sulla salute pubblica sia sui costi dell’assistenza. Lo screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e per le neoplasie del colon retto sono quelli più importanti e, per definizione di screening, sono rivolti a tutti i soggetti di una determinata fascia di età, indipendentemente dalle loro caratteristiche individuali. Dal punto di vista medico sono particolarmente utili per le donne e per gli uomini che non presentino sintomi che siano indicativi di malattia e nemmeno rischi specifici per la malattia “screenata”.
Per il tumore della mammella lo screening attuato dalla maggior parte delle regioni prevede una mammografia ogni due anni per le donne nella fascia d’età 50-69 anni. Per lo screening del tumore della cervice uterina viene proposto un Pap-test ogni tre anni alle donne nella fascia d’età 25 ai 29 anni e un test HPV HRogni cinque anni, alle donne nella fascia d’età 30 ai 64 anni. Per lo screening delle neoplasie del colon-retto viene eseguito un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni 2 anni, a uomini e a donne nella fascia d’età 50-74 anni. In base ai risultati degli esami raccomandati, inizia poi un percorso di approfondimenti e cure.
I risultati di questi programmi vengono rivisti periodicamente e aggiornati in modo da rendere l’esecuzione di questi controlli utile a identificare il maggior numero possibile di neoplasie in fase non avanzata, senza sovraccaricare il servizio sanitario di costi e attività insostenibili. Ma, è bene ribadirlo, gli esami eseguiti possono non avere la massima accuratezza possibile e, soprattutto, le scadenze previste non possono essere differenziate sulla base di caratteristiche personali importanti quali ad esempio la eventuale familiarità per certe malattie o la presenza di segni o sintomi particolari.
Le donne con familiarità per tumore della mammella o con mammelle con caratteristiche particolari non devono aspettare di essere convocate per effettuare i primi controlli, né devono obbligatoriamente effettuare i controlli agli intervalli previsti dallo screening regionale. Analogo discorso vale per i tumori della cervice uterina e del colon retto per i quali vi può essere una indicazione medica che prescinde dal programma di screening.
In conclusione, per la prevenzione delle neoplasie, così come per la prevenzione cardiovascolare, è essenziale una valutazione globale del paziente che comprenda i suoi dati clinici e di laboratorio, la sua storia personale e familiare e le sue abitudini di vita. Questa valutazione consente di quantificare il rischio che il paziente ha di sviluppare determinate malattie. In base a questo rischio si può concordare con il paziente se quanto previsto dagli screening di popolazione è sufficiente ad assicurare una prevenzione secondaria completa ed efficace, o se invece può essere opportuno accelerare e approfondire le varie valutazioni.
Lascia un commento