Nei migliori cinema, distribuito da Warner Bros Italia
di Valerio Brandi
Nel 2600 A.C. il regno di Kahndaq è governato da un tiranno, Ahk-Ton, il quale costringe i suoi schiavi a cercare un prezioso minerale dalle proprietà magiche, in modo da renderlo ancor più potente e malvagio. Ma i tiranni non sono mai immuni alle rivolte, così un giovane desideroso di libertà ottiene da un circolo di maghi un potere in grado di sconfiggere il re empio.
Ahk-Ton viene dunque annientato, ma insieme a lui si perdono le tracce anche del magico liberatore, così Kahndaq continua a subire le angherie di nuovi tiranni, fino ai giorni nostri, dove è diventata una dittatura militare, sempre alla ricerca del misterioso minerale in grado stavolta di potenziare le armi moderne. Anche una famiglia di archeologi lo sta cercando, e presto lo troverà, ma non è da solo. Teth-Adam, il leggendario liberatore, si è risvegliato. Ma è un salvatore, o un pericolo per il resto del mondo…?!?
Undicesimo film del DC Extended Universe, o meglio, settimo senza la supervisione artistica di Zack Snyder, Black Adam cerca proprio di recuperare un po’ dello stile di quest’ultimo, non solo con tante scene in slow-motion, ma anche con le inquadrature che enfatizzano la maestosità dei supereroi, e anche un pizzico di cupezza e violenza in più rispetto al passato. Cosa che poteva essere ancor più convincente senza le scene tagliate per far uscire il film al cinema con la classificazione “PG-13”: chissà se le vedremo mai in futuro, nei contenuti speciali Home-Video, o in una director’s cut. Del resto, Zack Snyder’s Justice League ci ha dimostrato che questi recuperi sono difficili, ma non impossibili. Non possiamo far altro che sperare, così come per David Ayer e la sua versione finale di Suicide Squad.
Black Adam ci offre anche riflessioni, o meglio, denunce socio-politiche molto interessanti, in particolare quella dedicata alla politica estera degli Stati Uniti: senza troppi giri di parole, il protagonista dimostra agli eroi americani che si sono fatti vivi a Kahndaq solo quando è emerso un potenziale pericolo per loro, mentre hanno ignorato secoli di oppressioni nei confronti del popolo da parte dei tiranni di questo Stato che tanto ricorda l’Egitto.
I lettori di fumetti sanno già che il protagonista è strettamente legato a quello del film Shazam! del 2019, e questo nuovo lungometraggio ha evidenziato, seppur involontariamente, una falla non da poco rispetto alla gestione del primo.
Per essere più chiari, da un po’ di anni si preferisce chiamare il personaggio Capitan Marvel, nato nel 1940, Shazam, per non avere problemi con la società rivale che qualche decennio dopo la sua nascita adottò tale nome.
Ma se si esclude il mago, Shazam non è un nome proprio di un personaggio, ma semplicemente una formula magica, utilizzata quindi anche da Black Adam per trasformarsi.
E se Black Adam ha da sempre avuto un vero nome, per Capitan Marvel si è preferito il più delle volte chiamarlo Shazam, causando dunque molta confusione. La DC Comics dovrebbe ritrovare il coraggio di chiamarlo di nuovo Marvel, o al limite trovargli un nome da supereroe definitivo che non sia appunto Shazam.
Riguardo alla scelta degli attori, questo film ci fa pensare che Otto Binder e C. C. Beck avessero il dono della preveggenza… perché quando hanno creato Black Adam nel 1945 non era certo ancora nato Dwayne Johnson, in tutto e per tutto una fotocopia della sua controparte fumettistica.
Il resto lo ha fatto lo stesso Johnson e il cast tecnico, in modo da trasporre in scena in maniera decisamente ottima l’essenza del personaggio originale, e lo stesso si può dire di Pierce Brosnan.
Un volto molto più convincente rispetto a Brent Stait (il primo ad incarnare il personaggio grazie a Smallville) e una scrittura dell’eroe molto simile a quella della bellissima serie animata Young Justice, tanto da regalarci il momento più forte dal punto di vista emotivo della pellicola.
Non possiamo invece parlare di fedeltà ai fumetti originali per quel che riguarda questa nuova versione live-action di Hawkman, e alla prima in assoluto per Maxine Hunkell/Cyclone, limitandoci dunque a ritenere molto buona la recitazione di Aldis Hodge e Quintessa Swindell, mentre per quel che riguarda l’Atom Smasher di Noah Centineo, la scrittura di questo personaggio non piacerà agli appassionati dei cinecomic drammatici e seriosi, e ci viene da pensare che con Zack Snyder, alla regia o alla supervisione, non ci sarebbero state tutte quelle battute o scene comiche.
Chissà se ci sarà di nuovo spazio per quest’ultimo in futuro, e la stessa domanda ce la poniamo per il personaggio apparso nella scena a metà dei titoli di coda, con la Warner in questo momento tutto può succedere, e tutto può essere cancellato… Ma in attesa di Flashpoint, che dovrebbe regalarci non solo diversi grandi ritorni, ma anche un quadro più chiaro di questo universo, possiamo goderci abbastanza questo Black Adam, decisamente il miglior film tra i sette senza Snyder.
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