di Valerio Brandi
Siamo negli anni Settanta e il fotografo Danny (Mike Faist) sta intervistando Kathy (Jodie Comer), una giovane donna che circa un decennio prima ha conosciuto e sposato rapidamente Benny (Austin Butler), uno dei membri più importanti della banda di motocilisti conosciuta con il nome di Vandals. Una storia d’amore affascinante, avventurosa ma anche molto pericolosa e tormentata, parole più che adatte a riassumere tutte le sfaccettature della vita dei bikeriders statunitensi.
The Bikeriders è il titolo pubblicato nel 1968 dal vero Danny Lyon, una storia che nel film di Jeff Nichols è stata in larga parte modificata, a partire dalla banda di motociclisti il cui nome è stato cambiato (come anticipato sopra) in Vandals, dato che il vero gruppo fotografato era quello degli Outlaws MC, associazione motociclistica tutt’oggi in grande attività e non solo negli Stati Uniti.
Con due protagonisti che hanno davvero lo phisique du role per interpretare dei motociclisti ribelli (non solo il già citato Austin Butler, ma anche e soprattutto Tom Hardy) il regista di “Midnight Special – Fuga nella notte” e “Loving – L’amore deve nascere libero” ha cercato di narrare e mettere in scena un lungometraggio capace non solo di raccontare attraverso nomi fittizi questo fenomeno sociale americano, ma anche di rievocare un po’ le passate pellicole che hanno fatto la storia di questo genere, come Il selvaggio ed Easy Rider (quest’ultimo citato in maniera simpatica verso i minuti finali).
Un lavoro molto completo dal punto di vista dei costumi e della scelta del cast, non solo quello principali (anche in questa occasione ha puntato su Michael Shannon, attore sempre presente nella filmografia di Nichols), ma anche delle semplici comparse (il numero degli afroamericani è davvero minimo, non solo perché le bande di motocicliste erano di base xenofobe, ma gran parte del lungometraggio è ambientato prima del Civil Rights Act del 1968), un po’ meno quello riguardo alla scrittura dei personaggi e ai maggiori contenuti che si potevano raccontare.
Come accennato sopra, soprattutto negli Stati Uniti bande come gli Outlaws MC sono famose non solo per le loro risse e scorribande, ma anche per i loro ideali razzisti, di suprematismo bianco e in alcuni casi di nazismo: tutto questo nel film di Nichols, soprattutto l’ultima parte, non è praticamente accennato, mentre la vera violenza di queste associazioni viene fuori soprattutto nella parte finale, quando si affaccia il personaggio del ragazzino impersonificato da Toby Wallace.
In compenso attraverso l’ottima interpretazione di Jodie Comer abbiamo una vera critica del mondo femminile: Kathy è una delle tante ladies dei motociclisti, ragazze disposte a chiudere un occhio di fronte alla pericolosità di certi individui perché sono semplicemente rimaste folgorate dalla loro bellezza e dal fascino della motocicletta (della serie, “l’etica ha valori estetici”), ma anche perché sperano in cuor loro di poterli cambiare a loro piacimento.
Insomma, con The Bikeriders Jeff Nichols poteva osare un po’ di più, così non è stato e quindi ci troviamo di fronte a un sufficiente film sul mondo del motociclismo ribelle, che oltre a belle scenografie, costumi e attori interessanti regala anche dei momenti di ilarità, e visto il tema trattato è impossibile non pensare mentre lo si guarda alla mitica puntata dei Simpson “Mogli e moto dei paesi tuoi”.
The Bikeriders è al cinema in Italia dal 19 giugno 2024 grazie alla distribuzione di Universal Pictures.
Lascia un commento