DA OGGI E’ POSSIBILE VIVERE PIU’ SERENI
Con il Training del Neurofeedback aiuti il tuo cervello
a distrarre l’attenzione dal sintomo dell’Acufene
riducendo sensibilmente il disturbo!
Oggi, tutto questo è possibile con l’aiuto della Tecnologia!
Informazione Redazionale
Abbiamo intervistato la Dott.ssa Giulia Casole, Psicologa e la Dott.ssa Laura Giannotta, Audioprotesista,che fanno parte del Team specializzato nel trattamento dell’Acufene tramite Neurofeedback.
Dott.ssa Giannotta cos’è l’Acufene?
Molto spesso l’Acufene o Tinnito è sintomo di perdita uditiva, ma si è constatato che può insorgere anche con altri problemi psicologici, medici o psicosomatici. Questo disturbo rappresenta sovente un disagio ostacolante per la persona che ne soffre, portandola a reazioni fisiche come ansia, stress e depressione. Se il sintomo aumenta di intensità provoca un maggior stress, creando nella persona un circolo vizioso che non fa altro che aumentare il disagio provato.
Quali sono le cause che scatenano l’Acufene?
Le cause sono molteplici: un eccessivo accumulo di cerume nel condotto uditivo, l’assunzione di alcuni farmaci ototossici, infezioni nell’orecchio, disturbi temporo-mandibolari, malattie cardiovascolari, cervicalgia, ereditarietà e problemi di udito provocati dal rumore.
Quali sono i sintomi e chi ne soffre?
L’incidenza del sintomo è piuttosto rilevante. Si calcola che esso interessi circa il 10-17% della popolazione mondiale. In Italia, secondo un recente studio epidemiologico, sono più di 3 milioni gli adulti colpiti da acufene, di cui più di 600 mila in modo invalidante. I sintomi dell’Acufene possono essere molteplici: da intermittente o appena percettibile a estremamente alto. Spesso viene definito come un “ronzio nelle orecchie”, ma alcune persone percepiscono rumori quali: sibili, fischi, stridori, tintinnii, ronzii, soffi e pulsazioni.
Come si può intervenire su questo sintomo così invalidante?
Sebbene vi siano diversi rimedi naturali, farmacologici ed anche terapeutici, non esiste una cura definitiva per l’acufene, poiché non tutti gli acufeni, come dicevamo prima, sono gli stessi e non tutti sono causati dallo stesso problema.
Insomma il “miracolo per eliminare il disturbo” non esiste, non c’è alcun farmaco in grado di far guarire al 100% chi ne soffre.
Una volta effettuati tutti gli esami del caso con i vari specialisti, ed essersi assicurati che alla base non vi sia una seria patologia, dobbiamo asserire che per alleviare il fischio bisogna scavare più in fondo e risolvere il problema a monte.
Dott.ssa Casole cos’è il Neurofeedback?
Con Neurofeedback (o EEG Biofeedback) si intende una Tecnica
Innovativa, non invasiva, già attiva negli Stati Uniti da oltre 30 anni, che si propone di intervenire a livello fisiologico e cerebrale, e finalizzata ad applicare i principi delle Neuroscienze all’autoregolazione di alcune funzioni del Sistema Nervoso Centrale e Periferico.
Di tale tecnica è stato proposto l’uso in diverse situazioni cliniche, con eccellenti risultati, quali il trattamento dell’ ADHD nei bambini e negli adolescenti (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) contro l’emicrania, l’acufene e i disturbi dell’umore e psicosomatici.
L’applicazione di questo protocollo, effettuato dallo Psicologo e dal suo Team, è in grado di ridurre significativamente i sintomi dell’Acufene, migliorando di gran lunga la qualità della vita della persona affetta da questo sintomo.
Il protocollo applicativo adottato si basa su principi neurofisiologici e per questo motivo è possibile associarlo, qualora necessario, a varie forme di supporto psicologico. Non presenta alcun tipo di effetto collaterale, non vengono introdotte sostanze farmacologiche, né somministrate correnti elettriche o campi magnetici di alcun genere.
Poiché’ il cervello umano, anche in condizione di stress, tende a ricercare l’equilibrio fisico e mentale, con la tecnica del Neurofeedback “distraiamo” il cervello dei pazienti dalla fastidiosa sensazione sonora dell’Acufene. Il paziente attraverso l’applicazione di sensori è in grado, quindi, di osservare dall’esterno gli indicatori disfunzionali della propria attività cerebrale e con l’ausilio di “esercizi” al PC, svolti durante le sedute, impara a modulare le sue reti neurali. «L’idea è che chi soffre di tinnito tenda a concentrarsi sul sintomo, stimolando ulteriormente l’attività della corteccia uditiva. Grazie al Neurofeedback, ma soprattutto grazie alla fattiva collaborazione del paziente, cerchiamo di distogliere l’attenzione da questo “invadente intruso” e nella maggior parte dei casi farlo sparire»
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