Il connubio perfetto tra il teatro di corte e quello greco-romano
di Beatrice Crescentini
Complice anche un po’ il piccolo gioiellino di Monte Castello di Vibio (PG) e il suo Teatro della Concordia, citati nelle pagine dedicate all’Umbria, questo mese abbiamo pensato di parlarvi in questa rubrica del Teatro all’italiana (o Teatro Goldoniano, che dir si voglia).
Origine del teatro all’italiana
Partiamo dal principio. Quasi. Siamo in epoca umanista, più precisamente intorno al XVI secolo, quando si faceva un gran parlare di quanto era “figo” e alla moda tutto ciò che era di epoca greco – romana. Tenete conto che in quel periodo avevamo sulla scena nomi “ignoti” del calibro di Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, dei Medici a Firenze, degli Sforza e dei Visconti a Milano. Insomma, fu in questo momento storico che si iniziò a ricostruire, pur con le peculiarità e le divisioni tipiche dell’Italia di quel periodo, un primo abbozzo di cultura comune europea dopo i secoli del Medioevo, proprio a partire da quella che era l’importante, imponente e trascurata eredità del periodo classico. C’è da dire che anche il mondo del teatro, come molti altri aspetti della società, aveva subito profonde modifiche, anche strutturali, e da luogo che ospitava manifestazioni di interesse politico, religioso, sociale e culturale per l’intera cittadinanza, si era chiuso in sé stesso dentro le corti nobiliari.
Anche l’edificio teatrale era cambiato: noti a tutti sono i grandi teatri antichi, come quello di Taormina, l’Hodeion di Erode Attico ad Atene, il Teatro di Efeso o quello di Epidauro (giusto per citarne qualcuno). Questi edifici vennero costruiti con lo scopo di diffondere l’opera teatrale e il messaggio in essa contenuto. Insomma, c’è una vera e propria funzione sociale.
Durante il Medio Evo queste strutture così ingombranti, così austere si svuotarono e gli attori si ridussero ai crocicchi, alle piazze e alle osterie. I più fortunati potevano aspirare a committenze presso le grandi famiglie nobiliari, ottenendo anche ottimi contratti. Anche questi ultimi però dovettero dire addio ai maestosi palcoscenici antichi: i signori della città volevano gli spettacoli tutti per sé e così gli attori iniziarono ad esibirsi nelle grandi sale dei palazzi o nei loro giardini. Almeno fino all’Umanesimo.
Gli umanisti, nella loro volontà di recuperare e rielaborare la cultura classica, iniziarono a studiare un modo per portare le caratteristiche principali di quei teatri (in primis capienza e acustica) nella nuova era. Si iniziò nel 1513, con il teatro temporaneo sul Campidoglio a Roma per le celebrazioni pubbliche in onore dei Medici che si tennero in città. Due secoli di studi più tardi, il teatro edificio troverà la sua canonizzazione ufficiale grazie a Carlo Goldoni.
La rivoluzione goldoniana
Siamo all’inizio del XVIII secolo e la conservatrice Venezia da i natali allo studioso e commediografo Carlo Goldoni, divenuto famoso per aver rinnovato profondamente il concetto stesso di teatro, distaccandosi dai rigidi canoni della Commedia dell’Arte. Tralasciando in questa sede quelle che furono le novità e le principali caratteristiche delle opere teatrali di Goldoni (se vi fa piacere ne parleremo in uno dei prossimi articoli), ci occupiamo di uno studio complementare: l’edificio teatro.
Prevalentemente il nuovo edificio si differenziava per queste caratteristiche dai precedenti:
- La sala, da rettangolare che era, si apre a ferro di cavallo, con una platea centrale che, da luogo destinato al ballo, diventa il luogo migliore per vedere lo spettacolo;
- Le gradinate lasciano il posto a una serie di spalti sovrapposti che seguono il perimetro della sala, a loro volta divisi in palchetti autonomi;
- Lo spazio scenico, di competenza esclusiva dell’attore, si rinnova grazie all’inserimento delle quinte prospettiche, che consentono a chi recita di muoversi dentro e non davanti la scena.
Nel corso del tempo la struttura del teatro all’italiana si impose velocemente in tutta Europa fino almeno al XX secolo (i contemporanei poi rinnoveranno ancora la concezione del teatro-edificio e del teatro-arte), come simbolo della cultura del periodo.
Qualche esempio famoso di teatro all’italiana
Chiudiamo questo giro citando qualche “opera d’arte architettonica”, giusto così, da esempio:
- Teatro alla Scala di Milano;
- Teatro Argentina di Roma;
- Teatro San Carlo di Napoli;
- Teatro Massimo di Catania e il suo omonimo di Palermo;
- Teatro La Fenice di Venezia.
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