Le tradizioni natalizie del tacco dello Stivale
di Beatrice Crescentini
Merry Christmas a tutti voi! Ops, forse ho sbagliato… Scusatemi, mi sono fatta prendere dalla foga delle festività in arrivo e ho scordato che siamo in Italia, anzi in Puglia. Continua infatti il nostro giro dello Stivale (cavolo, ne abbiamo fatta di strada insieme!) e siamo arrivati nella terra di Bari, Lecce, del riso con patate e cozze, delle orecchiette alle cime di rapa, del capocollo e direi che quanto a luoghi comuni, possiamo anche finirla qua.
Andiamo, si parte!
Galatina (LE): il presepe più antico di Puglia
Ci addentriamo immediatamente nelle festività natalizie pugliesi e arriviamo dritti dritti a Galatina, comune del Leccese in cui si uniscono il sacro e il profano. Poco ha a che fare con il periodo di Natale, ma ci fermiamo un po’ a Corte Vinella, splendida casa settecentesca, per ammirare una statua acefala (senza testa) probabilmente raffigurante il conte Giulio Antonio Acquaviva di Conversano. Proprio lui, il famoso Cavaliere Senza Testa.
Siamo ai tempi in cui il Sud Italia era preda delle scorrerie dei pirati turchi che depredavano case, villaggi e chiese. Gli eserciti nostrani cercavano di difendersi come potevano, ma spesso era estremamente difficile. Fu proprio durante uno di questi combattimenti che il nostro signor Conte cadde preda di un’imboscata proprio nei pressi di Galatina e perse letteralmente la testa per via di un colpo netto di scimitarra. Il cavallo si portò a spasso il corpo acefalo seminando panico e terrore tra le schiere turche, finché non lo riportò presso il castello di Sternatia.
Cosa collega il Cavaliere Senza Testa e il presepe più antico di Puglia, oltre alla località di Galatina? Il mastro scultore del cenotafio del conte di Conversano e l’artista che ha plasmato dalla pietra leccese il presepe visibile nella Basilica di Santa Caterina sono la stessa persona, ovvero tale Nuzzo Barba.
Il presepe di Galatina fu costruito verso la fine del XV secolo ed è ritenuto da molti il presepe più antico di Puglia, soprattutto considerando le figure di Maria, Giuseppe e il Cristo Bambino. Il bue e l’asino, invece, sono aggiunte del XIX secolo. La particolarità di questo presepe è il colore: normalmente la pietra leccese, che tende al giallo oro, viene lasciata spesso naturale, invece in questo caso le tre figure sono tutte colorate.
Lecce (LE): l’arte della cartapesta
Ok, abbiamo dato una spulciata all’articolo della rubrica di Arte dedicato alle splendide lavorazioni di via di San Gregorio Armeno a Napoli con la terracotta. La Puglia non può essere da meno! Ecco allora che vale la pena fare un giro per la “via di San Gregorio Armeno” di Lecce, ovvero via dell’Arte della Cartapesta, in cui i mastri artigiani espongono le loro creazioni sacre e un po’ profane.
Taranto (TA): i sannacchiudere di Natale
Parlare di tradizioni in Italia senza affrontare il tema culinario è un’impresa più unica che rara, ecco allora che ci addentriamo nella cucina pugliese e ci fermiamo per l’esattezza a Taranto. Il nome di questi dolcetti fritti e affogati nel miele significa letteralmente “si devono chiudere”, probabilmente perché erano talmente golosi che altrimenti non sarebbero arrivati sulle tavole imbandite!
Bari (BA): altro che Babbo Natale!
Se chiedete ai bambini di Bari chi porta i doni di Natale, non illudetevi che vi rispondano Babbo Natale! Per i piccoli baresi chi porta doni è certamente San Nicola, il santo di origine turca vissuto nel III secolo d.C. che dilapidò il patrimonio ereditato dai genitori per poter aiutare chi ne aveva bisogno. Le sue capacità taumaturgiche e i suoi miracoli lo resero famoso in tutto il bacino del Mediterraneo e nel 1087 le sue spoglie furono trasferite a Bari, che gli eresse una splendida basilica in cui tutt’ora riposa.
Cutrofiano (LE): la leggenda della Stella di Natale
Parlando di leggende, storie, racconti e luoghi particolari, può forse mancare la leggenda che riguarda una bella principessa tenuta prigioniera da un mago cattivo e il prode principe innamorato che la vuole salvare? Ovviamente no!
Eccoci dunque a raccontare la storia del principe Larenzio il quale, girovagando per i boschi a ridosso del Natale, vide una splendida cerva e riuscì ad ucciderla. Non appena si mosse verso la sua preda, una fanciulla bellissima venne fuori da dietro un cespuglio, con un fiore rosso a forma di stella tra i capelli, in lacrime e sconsolata. Era la guardiana della cerva, spaventatissima per la reazione che il suo padrone, il malvagio mago Nanni, potesse avere contro di lei.
Detto fatto, tra fuochi e fiamme, fulmini e saette, si apprestò alla giovane, chiamandola Rossofiore, e la maledisse, vincolandola alle tenebre con lui. Entrambi sparirono e rimase solo Larenzio, già follemente innamorato. Preso dalla disperazione, iniziò ad andare alla ricerca della sua amata in lungo e in largo, esplorando ogni cespuglio, grotta o sperone che ci fosse, ma nulla. Non una traccia.
Ormai affranto, mentre la primavera si apprestava, il principe vide uno strano fiore rosso su un tronco tutto ritorto e irto di spine. Non ci pensò due volte: iniziò a menare fendenti sullo strano albero, finché questi cadde al suolo in una grande nuvola di polvere. Al suo posto però, non c’era l’albero caduto ma la principessa Rossofiore finalmente libera.
E così ci troviamo al termine del nostro viaggio tra le terre pugliesi. Che dire di più? Buone Feste a tutti voi!
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