LUPIN III: THE FIRST

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L’ ANIME CHE TUTTI STAVAMO ASPETTANDO

di Valerio Brandi

Come gli altri colossi cinematografici occidentali, anche gli Anime Giapponesi soffrono della crisi del mercato dell’animazione, alternando, per mancanza di fondi o di idee, opere straordinarie ad altre meno belle. Al tempo stesso, questi sono un esempio nonché un barlume di speranza per questo mondo in quanto si stanno affacciando al moderno 3D senza rinunciare del tutto all’animazione tradizionale, semplicemente perché c’è posto per tutti, vecchi e nuovi disegni. Un Arsenio Lupin in CGI è sempre stato un sogno di Monkey Punch, da sempre ricercatore di innovazioni. Non a caso, l’autore del Ladro Gentiluomo, aveva cambiato al suo personaggio dal colore delle giacche fino all’epoca storica, passando per un crossover con “Detective Conan”. Purtroppo, non ha potuto vedere l’opera completata, ma i primi bozzetti fortunatamente sì, che gli hanno regalato le ultime emozioni da mangaka. Il regista e sceneggiatore Takashi Yamazaki (autore di un altro classico diventato 3D, “Doraemon”), ha lavorato dunque con la collaborazione del maestro, e forse, anche per questo motivo “Lupin III: The First” è un film del tutto nuovo grazie al 3D, ma allo stesso tempo molto fedele al glorioso passato, in quanto ad ambientazione e caratterizzazioni.
Questa nuova storia gira tutta intorno al diario di Bresson, prezioso oggetto che il primo Arsenio Lupin non è mai riuscito a rubare. Negli anni ’60 ci riprova suo nipote, Lupin III, ma anche stavolta l’impresa è molto difficile: oltre all’ispettore Zenigata, dovrà vedersela con altri individui che cercano di scoprire il segreto dietro quel manufatto. Il misterioso capo di un’organizzazione, denominato Geralt, lo studioso di archeologia, Lambert, ma anche la nipote di quest’ultimo, Laetitia. Basteranno poco più di 90 minuti per farlo venire alla luce?
Ogni fan di vecchia data era giustamente preoccupato per questa versione moderna di Lupin, preoccupazioni che col passare dei minuti diminuiscono sempre di più.
È proprio il protagonista a convincere maggiormente, per un semplice motivo: da mago dei travestimenti, con maschere gommose che vanno spesso via per creare sgomento nei suoi avversari, il plasticoso 3D rende ancor più l’idea di questa caratteristica. Molto bene anche Fujiko Mine, realizzata con così tanta cura da risultare anche più seducente rispetto al passato, e discorso simile pure per Zenigata, il suo aspetto ora ricorda molto di più un poliziotto da film noir, uno alla Humphrey Bogart insomma.
Leggermente meno buoni rispetto agli altri Jigen e Goemon, anche per il poco minutaggio a loro dedicato, ma per una precisa scelta di trama legata alla tradizione: quando Lupin si fa prendere troppo dalle donne, ecco che il pistolero e il samurai lo piantano in asso affinché impari la lezione.
E oltre a Fujiko c’è appunto di mezzo un’altra donna, la giovane Laetitia. È questo nuovo personaggio un altro rimando al maestoso passato del franchise, quando oltre alla scaltra e senza scrupoli Fujiko/Margot avevamo una giovane e innocente ragazza che Lupin decideva, anche in maniera molto altruistica, di aiutare, come Emera nell’OAV “Trappola mortale”.
Continuando il discorso del rispetto della tradizione, Jigen, al contrario di Braccio di Ferro e Manetta… può ancora fumare! Il mozzicone di sigaretta è ancora con sé, così come la sua rivoltella Smith & Wesson M19 Combat. Non mancano dunque le sparatorie, e scene di morte. Un po’ ridotte rispetto all’anime storico, così come i “tentativi di approccio” di Lupin nei confronti delle donne, ma visti i tempi possiamo ritenerci più che soddisfatti, ed accontentarci.
Ripetitiva, ma decisamente tradizionale ed affascinante, la scelta degli antagonisti. L’associazione di Geralt non è che un gruppo di “nostalgici nazisti”, e questa storia non ci ricorda soltanto un film capolavoro come “Indiana Jones e l’ultima crociata” (così come il diario di Bresson assomiglia al cryptex di Dan Brown), ma anche le puntate della serie originale, che avevano come nemici sia i bolscevichi che i nazisti, ambientate del resto subito dopo la Seconda Guerra Mondiale (come “L’ eredità di Hitler”).

Ultimo, ma non ultimo, il sentito ringraziamento e plauso al nostro doppiaggio, il più storico possibile.
Roberto Del Giudice ha reso grande per quasi trent’anni il personaggio di Lupin. Morto lui nel 2007, pensavamo che non fosse possibile abituarsi a un’altra voce per il ladro gentiluomo più famoso degli anime, e invece… Stefano Onofri, il mitico “Gigi la trottola”, ci è riuscito alla grande, e anche in “Lupin III: The First” ci ha regalato un’interpretazione sublime.
Identico discorso per Alessandro Maria D’Errico (Jigen), Antonio Palumbo (Goemon) e Rodolfo Bianchi (Zenigata), che come Onofri hanno preso in mano questi personaggi a partire dallo spin-off “Lupin the Third – La donna chiamata Fujiko Mine”, continuando a farci emozionare con loro, mentre Fujiko? In base a ciò che avevamo saputo dalla presentazione dei doppiatori del film all’ultimo Romics, questo personaggio sembrava essere stato affidato a Joy Saltarelli (e per questo lo avevamo riportato nella presentazione del film sul precedente numero di Top One) e non ad Alessandra Korompay. Una scelta che non è piaciuta ai fan di vecchia data, segno che, fortunatamente, a molti interessa un doppiaggio rispettoso della tradizione, così la Korompay è tornata sull’affascinante eterna fiamma di Lupin, mentre la Saltarelli ha comunque potuto prendere parte al progetto, doppiando splendidamente la dolce e brillante Laetitia. Completano il cast vocale naturalmente gli antagonisti principali. Il professor Lambert ha una vera voce da cattivo: trattasi di Franco Zucca, che abbiamo ammirato recentemente in un altro, grandissimo nuovo villain dell’animazione, il druido Rancorix in “Asterix e il segreto della pozione magica”.
Lupin III è stato un anime quasi sempre doppiato a Roma, ma ogni tanto anche Milano si affaccia dalle sue parti… e stavolta è successo con Lorenzo Scattorin, incredibile voce di personaggi iconici come Sanji in “One Piece” e Seto Kaiba in “Yu-Gi-Oh!”.
Un film imperdibile nella nostra versione, insomma, e gran parte del merito va naturalmente alla direzione di Giorgio Bassanelli Bisbal. Abbiamo dunque tanti buoni motivi per andare a vedere “Lupin III: The First” al cinema, distribuito da Koch Media in collaborazione con Anime Factory.
La sua uscita sul grande schermo era prevista per giovedì 27 febbraio 2020, ma l’emergenza Coronavirus ha portato la distribuzione a rinviare il film a data da destinarsi.

GIA’ AL CINEMA…

IL RICHIAMO DELLA FORESTA

Diretto da un grande regista d’animazione come Chris Sanders (“Lilo & Stitch”, “Dragon Trainer”,“I Croods”) e con protagonista il leggendario Harrison Ford, “Il richiamo della foresta” 2020 è anche uno dei primissimi lavori dei 20th Century Studios, studi cinematografici che non hanno più lo storico nome “Fox”, dopo l’acquisizione di quest’ultima da parte della Disney.
Questo romanzo d’avventura di Jack London, insieme a “Zanna Bianca”, è uno dei più famosi al mondo, ma, se non lo conosceste ancora, ci limitiamo a introdurlo così: la storia inizia in California, nella villa di un giudice vive un grosso cane di nome Buck, che purtroppo viene rapito per essere venduto come cane da slitta in Alaska. Catapultato suo malgrado in un mondo nuovo, dovrà lottare per sopravvivere, tra nuovi padroni senza cuore e suoi simili prepotenti, ma incontrerà anche tanti esseri umani dal cuore d’oro, e altri animali che lo richiameranno alla foresta…
Ideale per chi non conosce il romanzo, così magari sarà spinto finalmente alla sua lettura, ottimo per chi invece lo conosce bene, perché potrà in parte rivivere le emozioni ottenute in passato da essa. In parte… perché se il succo della storia è quello originale, non si può dire lo stesso di molti suoi ingredienti.
Cambiamenti di etnia e di sesso (vedasi i personaggi di Perrault e Françoise), destino più lieve per alcuni (Spitz), finale mantenuto drammatico, ma anche quello modificato e edulcorato… d’altronde, non è né il primo e non sarà l’ultimo caso in queste attuali produzioni Hollywoodiane.
Si è persa dunque l’occasione per realizzare un film veramente fedele al romanzo originale, ma al tempo stesso non possiamo non consigliare a tutti la sua visione, perché rimane un lungometraggio decisamente emozionante, soprattutto se conoscete e amate un capolavoro come “Balto”.
Diverse scene ricordano il film d’animazione del 1995, come la valanga, le corse con i cani, e il desiderio interiore del protagonista, che allora era riassunto da una frase (“Non è un cane, non è un lupo… sa soltanto quello che non è… se solo sapesse quello che è…”), mentre in questo film è la voce narrante di Harrison Ford (che nella nostra versione appartiene al suo storico e meraviglioso doppiatore, Michele Gammino), che ci accompagna poeticamente per gran parte del tempo.
Un’ avventura piena di empatia per questo enorme meticcio, che col passare dei minuti diventa sempre di più nostro amico, facendoci passare sopra a una non ottimale CGI nel realizzarlo (sono lontani in questa occasione i fasti de “Il Re Leone” 2019).
Merito appunto di una storia di fondo fantastica, delle bellissime scenografie canadesi, e di un doppiaggio italiano decisamente riuscito. Diretto da Alessandro Rossi, che, oltre al già citato Michele Gammino, ha potuto contare su grandi attori come Andrea e Marco Mete, Simone Mori, Eugenio Marinelli, Selvaggia Quattrini e Francesca Manicone. Al cinema in Italia dallo scorso 20 febbraio, grazie a The Walt Disney Company Italia.

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